Che sarebbe stato un viaggio speciale l’abbiamo capito dal momento in cui siamo scesi dalla scaletta dell’aereo e siamo stati avvolti dal calore e dai colori dell’Africa.
I ricordi più indelebili sono i picnic all’ombra degli alberi di Jacaranda, i rumori sinistri della savana alla notte quando cerchi di prendere sonno nella tenda e le risate delle mie bambine sedute nella parte posteriore della jeep di Dominique, l’autista che ci ha accompagnato in questa avventura alla scoperta della grande migrazione nel Parco del Serengeti.
Ma ciò che non dimenticherò mai è lo stupore di entrare nel Serengeti e capire che quei nugoli di polvere e quelle macchie nere che vedi in lontananza sono causati dall’incredibile spettacolo della natura che si ripete ogni anno tra il Kenya e la Tanzania: qualcuno lo ha addirittura definito “il più grande show del Pianeta” poiché rappresenta il più massiccio e imponente spostamento di massa che avviene in maniera spontanea e naturale. Stiamo parlando della grande migrazione degli gnu che, accompagnati da una nutrita schiera di zebre e ungulati, affronta un vero e proprio “trasloco di gruppo”, un flusso migratorio che coinvolge oltre un milione e 600mila esemplari, partendo dal Parco Nazionale del Serengeti, in Tanzania, per poi giungere alla riserva di Maasai Mara, in Kenya.
La grande migrazione: quando avviene
Il periodo previsto per la “grande migrazione” può variare di anno in anno in maniera considerevole: al termine della stagione delle piogge che, in Africa Orientale, cade tra maggio e giugno, gli gnu del Parco del Serengeti partono dal nord, alla ricerca di pascoli più verdi per sfamarsi. Tra ottobre e novembre le piogge ricominciano e gli animali ritornano da dove erano partiti, a sud e lì rimangono fino a febbraio-marzo, periodo in cui nascono i cuccioli, per poi ripartire nuovamente alla volta del nord verso fine aprile. In questo modo i chiude il cerchio, iniziato con la nascita dell’animale e destinato a concludersi con la morte.
Una strategia assolutamente vincente messa in atto tra Tanzania e Kenya
Lo “spostamento di gruppo” rappresenta un’efficace tecnica contro i predatori: gli gnu infatti, spostandosi in massa, riducono le probabilità di essere attaccati dai grandi predatori quali leoni, ghepardi, coccodrilli e iene. Analogamente anche partorire in massa nel medesimo periodo rappresenta un meccanismo di difesa. Per questo motivo, gli gnu si spostano sempre accompagnati da oltre 200 mila zebre, e 400 mila tra gazzelle e impala.
Sono molteplici gli studi scientifici che nel corso degli ultimi anni, hanno dimostrato come tali ungulati siano in grado di percepire i richiami di allarme lanciati da specie animali differenti, sfruttandoli per mettersi in salvo. Tuttavia, un numero massiccio di esemplari non è la sola arma di cui dispongono gli gnu del Serengeti: godono infatti di una discreta velocità che può raggiungere gli 80 km orari, robuste corna e le caratteristiche forme di cooperazione quali turni alternati di guardia notturna in modo da vigilare sull’intera mandria.
Il parco del Serengeti e la grande migrazione: emerge lo spirito di gruppo e la cooperazione
Imperativo della mandria è dunque preservare i cuccioli grazie alla propria stazza, trattenendoli all’interno del gruppo: ogni anno nelle immense pianure del Serengeti, tra febbraio e marzo, sono circa 500 mila i nuovi gnu che vengono alla luce ed è straordinario pensare che solo dopo 45 minuti dalla nascita, i piccoli siano di fatto perfettamente in grado di correre alla medesima velocità dei genitori. Il viaggio che costituisce la grande migrazione tuttavia, nonostante lo spirito di gruppo, riserva pur sempre delle minacce: non mancano infatti i feroci predatori ma ancora una volta è l’immenso numero di esemplari a fare la differenza. Come dice “l’unione fa la forza”.
Preservare l’ecosistema e promuoverne il totale rispetto: tutto parte dagli animali
La grande migrazione rappresenta di fatto il mezzo più utile nel mantenimento dell’ecosistema della savana, questo poiché la crescita dell’erba viene incentivata dal consumo, fertilizzata naturalmente dal letame prodotto dagli gnu, permettendo di assecondare l’intera catena alimentare complice la presenza dei predatori. Può apparire cruento ma è la natura a fare il proprio corso con eterna ciclicità sebbene in modo diverso ogni anno.
La grande migrazione costituisce pertanto un ciclo di vita e di morte che sebbene mieta ogni anno circa 250 mila vittime tra gli esemplari coinvolti, consente a coloro che sopravvivono, di godere delle migliori opportunità di sopravvivenza per la propria prole così come per sé stessi. E la natura non sbaglia mai!